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Ma è proprio vero che noi italiani non siamo portati per le lingue?

E' luogo comune e spesso una scusa che ci diamo per la nostra pronuncia approssimativa, affermare che noi italiani non siamo portati per le lingue. Ma sarà davvero così?

Purtroppo è vero e c'è una spiegazione scientifica del limite che abbiamo. Ogni lingua utilizza in maniera preferenziale alcune zone di frequenze sonore, chiamate bande passanti, per cui i suoni che produciamo e ascoltiamo sin da piccoli nella nostra lingua madre si trovano all'interno di questo range. Più ampia è la banda, più numerosi sono i suoni che siamo in grado di ascoltare e riprodurre.

Nella foto è mostrata la tabella delle bande passanti medie di alcune delle lingue più correnti. Come si vede, l' inglese si posiziona nella fascia tra i 2.000 e i 12.000 Hertz, mentre l'italiano è mediamente tra i 2.000 e i 4.000 Hertz. Può variare leggermente grazie ai suoni di alcuni dialetti regionali che introducono nell'italiano fonemi di banda più allargata, ma essenzialmente i confini delle frequenze sonore sono questi.

Negli anni '50, grazie agli studi e alle scoperte di Alfred Tomatis sull'orecchio umano, si è capito che non possiamo riprodurre un suono che non sentiamo. L’orecchio si apre alle frequenze della lingua materna, ma resta chiuso a quelle che non ne fanno parte.

E' evidente come noi italiani, così come ancor più gli spagnoli e i francesi, siamo penalizzati nel riprodurre la pronuncia delle lingue straniere. Ben altro è il caso dei russi la cui facilità di riproduzione corretta dei vari fonemi è per noi sorprendente. Si tratta dunque di avere un orecchio più “aperto” e forse avrete notato come chi ha un buon orecchio musicale di solito pronuncia una lingua straniera meglio di uno stonato.

A noi italiani dunque è richiesto uno sforzo maggiore. Ciò che per alcuni risulta facile e naturale, per noi sarà frutto di studio e applicazione. E da quanto detto finora, appare chiaro che il metodo del semplice “listen and repeat” non ci porterà a migliorare più di tanto la nostra pronuncia, poiché saremo portati a “adattare” ai suoni della nostra lingua madre ciò che sentiamo in un'altra lingua, riproducendolo poi con le frequenze sonore italiane che ci sono familiari e naturali. Sarà dunque necessario trovare un'altra via, un metodo più efficace per raggiungere il risultato desiderato.

Corsi Pronuncia Inglese questa strada l'ha trovata e propone un approccio totalmente innovativo e molto efficace. "Active Pronunciation" bypassa i limiti della lingua e dell'orecchio italiani per approdare ad una metodologia rivoluzionaria basata da una parte sulla "fisicità" dei suoni e della loro pronuncia, ovvero su come tali suoni vengono articolati, e dall'altra su di una mappa fonetica, che aiuta ad individuare oggettivamente, e non soggettivamente, l'origine e la produzione dei suoni (vedi nel Menu alla voce "Metodo")

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